Il contribuente che percepisce uno o più redditi è obbligato, per Legge, a compilare annualmente la dichiarazione dei redditi, indicando volontariamente al Fisco tutti i redditi percepiti nel periodo di imposta, così da far determinare la relativa tassazione. Come chi omette di compilarla, anche chi lo fa in maniera volontariamente non veritiera commette un reato. In questo articolo parleremo di dichiarazione infedele, prendendo in esame le pene e la possibilità del ravvedimento operoso.
L’articolo 4 della Legge sui reati tributari, previsto dal dal d.lgs. n. 74/2000, dice:
“È punito con la reclusione da due anni a quattro anni e sei mesi chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi inesistenti, quando, congiuntamente:
a) l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte, a Euro 100.000;
b) l’ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione, anche mediante indicazione di elementi passivi inesistenti, è superiore al dieci per cento dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione o, comunque, è superiore a Euro due milioni.”
Una dichiarazione infedele è una dichiarazione dei redditi che non corrisponde pienamente al vero e che indica un reddito più basso di quello reale per poter pagare meno tasse. Questa può essere compilata inserendo passività inesistenti, quindi detrazioni fiscali non spettanti o crediti d’imposta, oppure non riportando interamente tutti i redditi percepiti.
La dichiarazione infedele può essere eseguita con dolo e quindi piena volontà e intenzione di frodare lo Stato al fine di abbassare notevolmente l’imponibile da versare, ma anche con colpa per negligenza poiché compilare la dichiarazione dei redditi può essere complesso e la possibilità di errore esiste. Qualora il contribuente si renda conto di aver sbagliato nel compilare i suoi documenti, prima che il Fisco avvi i controlli ed emetta l’avviso di accertamento, può rimediare all’errore attraverso il ravvedimento operoso che permette di avere un abbattimento sulle sanzioni.
Attraverso controlli automatici, l’Agenzia delle Entrate verifica che le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti siano veritiere, in caso contrario calcola il reddito imponibile effettivo, applica le imposte e manda l’avviso di accertamento esecutivo. In base all’ammontare dell’evaso, la Legge punisce diversamente la dichiarazione infedele, in alcuni casi con sanzioni amministrative, in altri con la reclusione.
Qualora non si superino le soglie di punibilità, la dichiarazione infedele è punita con sanzioni pecuniarie che variano da una maggiorazione che va dal 90% al 180% della maggior imposta dovuta, con un minimo di 200,00 Euro. In presenza di documentazione falsa o relativa ad operazioni inesistenti, la sanzione è aumentata della metà; se vengono nascosti redditi all’estero la sanzione minima è invece aumentata di un terzo.
Al fine di punire penalmente solo i grandi evasori, la dichiarazione infedele diventa reato al superamento delle soglie di punibilità:
In questi casi la dichiarazione infedele è punita con la reclusione da un minimo di due anni ad un massimo di 4 anni e sei mesi.
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