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Patrocinante in Cassazione e Giurisdizioni Superiori

patrocinante in cassazione

Cosa vuol dire il termine Cassazione e cosa fa un avvocato cassazionista 

L’ordinamento Italiano prevede tre gradi di giudizio: il primo dinanzi al Tribunale o al Giudice di Pace, il secondo presso la Corte d’Appello o al Tribunale (se in primo grado la competenza era del Giudice di Pace) ed il terzo affidato alla Corte di Cassazione. Dinnanzi alla Cassazione e alle Giurisdizioni Superiori, può esercitare solo un patrocinante in cassazione. 

Per abilitarsi come tale occorrono particolari requisiti secondo le disposizioni contenute nella Legge 247/2012:

  • essere iscritto all’albo da almeno 5 anni, aver superato un esame con prove scritte e orali ed aver svolto un periodo di pratica di almeno 5 anni in uno studio che eserciti il patrocinio in Cassazione;
  • essere iscritto all’albo da almeno 8 anni ed aver frequentato con lodevole profitto la Scuola Superiore dell’Avvocatura, istituita presso il Consiglio Nazionale Forense, ed avere superato positivamente l’esame di verifica finale;
  • aver maturato dodici anni di anzianità entro nove anni dall’entrata in vigore della Legge Professionale, senza l’obbligo di sostenere l’esame.

Cos’è la Corte di Cassazione

La corte di Cassazione è il più alto organo giurisdizionale in Italia, l’ultimo, oltre il quale non c’è altro, quindi, se si viene condannati in questa sede, il processo può dirsi concluso definitivamente: non si può adire un altro giudice per far valere le proprie ragioni.

Mentre nei primi due gradi di giudizio, in Tribunale e in Corte d’Appello, si discute l’oggetto della causa, discutendo dei fatti e delle norme di diritto che si devono applicare, nel terzo grado, in Cassazione, non si entra nel merito della causa, ma si verifica se c’è stato uno svolgimento legittimo e corretto del processo.

La legge impone alla Suprema Corte di verificare la regolarità della sentenza impugnata, vietandole di mettere in discussione la ricostruzione storica dei fatti così come è stata resa dinanzi al giudice precedente. Facendo ricorso in questa ultima sede, vengono verificati che tutti i requisiti di forma e di diritto siano stati rigorosamente rispettati, giudicando solo i profili di legittimità del processo e non la sentenza.

Il compito della Corte di Cassazione è quindi quello di verificare che la Legge non sia stata violata nel corso di tutto il processo. Data la complessità del giudizio di Cassazione, è necessario che venga condotto da avvocati molto preparati e altamente competenti.

Ricorso in Cassazione

Si può fare ricorso in Cassazione solo alla presenza dei requisiti di legittimazione e interesse a impugnare: è legittimato a fare ricorso solo la parte processuale che si è costituita nel grado precedente e ne ha interesse solo chi è risultato soccombente. Il ricorso può essere preparato esclusivamente da un avvocato patrocinante in cassazione e cioè abilitato al patrocinio davanti alle Magistrature Superiori. Soltanto le sentenze che presentano specifiche ragioni previste dalla Legge possono essere ammesse in Cassazione.

Secondo l’artico 360 del codice di procedura civile la sentenza può essere impugnata in caso di:

  • motivi attinenti alla giurisdizione;
  • violazione delle norme sulla competenza;
  • violazione o falsa applicazione di norme di legge e dei contratti e accordi collettivi nazionali di lavoro;
  • nullità della sentenza o del procedimento;
  • omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti.

Secondo l’artico 606 del codice di procedura penale la sentenza può essere impugnata in caso di:

  • motivi di giurisdizione (se il giudice non aveva il potere di decidere poiché la controversia spettava ad un giudice di altra giurisdizione);
  • l’inosservanza o l’erronea applicazione della legge (comprese le norme processuali stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza);
  • la mancata assunzione di una prova decisiva di cui era stata fatta richiesta;
  • la mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione.

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