Seppur è astrattamente concepibile la configurabilità di bancarotta fraudolenta per distrazione in costanza di una cessione di ramo di azienda, secondo la Giurisprudenza del Supremo Consesso, per la consumazione del delitto in tale contesto non è sufficiente la mera cessione del ramo d’azienda ma è necessario altresì che, ad oggetto della cessione, sia dedotto, tra l’altro, anche il valore di avviamento riferibile al compendio oggetto di cessione.
Su questo particolare e peculiare aspetto, la Suprema Corte di Cassazione si è pronunziata molteplici volte: Sez. V del 3 Marzo 2015 n. 31703; Sez. V del 19 Marzo 2014 n. 26542; Sez. V dell’11 Dicembre 2012 n. 3817; Sez. V del 24 Maggio 1982 n. 8598.
L’importanza di tale specillazione è fondamentale al fine di concepire, con attenzione, la giusta linea difensiva, in relazione ad una ipotesi di bancarotta fraudolenta avente ad oggetto la cessione del ramo di azienda, poiché molto spesso ci si attesta soltanto alla verifica afferente alla dispersione del patrimonio ed alla lesione dei creditori, così come infatti di recente la Corte di Cassazione ha evidenziato nella Sentenza n. 9768 del 2 Marzo 2018.
Ed infatti, tale verifica, stante le plurime pronunzie su riportate, pare non essere pertinente poiché non fotografa un distacco dall’ente cedente di una preesistente articolazione funzionalmente autonoma, idonea ad essere utilmente collocata sul mercato.