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Sanzione infedele dichiarazione: normativa e conseguenze

Sanzione infedele dichiarazione

Vediamo cosa rischia il cittadino che percependo un reddito compila in modo inesatto la dichiarazione

L’ordinamento tributario italiano impone ai contribuenti l’obbligo di presentare dichiarazioni fiscali veritiere e complete. Tuttavia, in alcuni casi possono verificarsi omissioni, inesattezze o alterazioni nei dati dichiarati che configurano l’infedele dichiarazione. La sanzione per infedele dichiarazione può diventare piuttosto onerosa.

Questo comportamento, infatti, per lo più sanzionato dalla legge con misure amministrative, può avere in determinati casi conseguenze di natura penale. Il presente articolo analizza la disciplina della sanzione per infedele dichiarazione, le sue implicazioni e le possibili tutele legali a disposizione del contribuente.

Definizione di infedele dichiarazione

L’infedele dichiarazione si configura quando un contribuente presenta una dichiarazione dei redditi, IVA o IRAP contenente elementi attivi inferiori a quelli effettivi o elementi passivi fittizi, determinando un’imposta inferiore a quella dovuta o un credito maggiore di quello spettante.

La normativa di riferimento è contenuta nell’art. 1, comma 2 del D.lgs. n. 471/1997, che disciplina le sanzioni amministrative tributarie. Questo tipo di illecito può derivare da errori contabili, interpretazioni errate della normativa o da comportamenti fraudolenti volti a ridurre il carico fiscale in maniera indebita.

La sanzione amministrativa per infedele dichiarazione

Secondo il D.lgs. n. 471/1997, la sanzione per infedele dichiarazione varia in base alla differenza tra l’imposta dichiarata e quella realmente dovuta:

  • se l’imposta dichiarata è inferiore a quella dovuta o se il credito è maggiore di quello spettante per un importo superiore al 10% dell’imposta effettiva, si applica una sanzione dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta;
  • se la violazione riguarda l’IVA o l’IRAP, si applicano le medesime percentuali;
  • in caso di omessa indicazione di redditi prodotti all’estero, la sanzione è aumentata di un terzo.

Tuttavia, esistono circostanze attenuanti, come la possibilità di avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso, che consente una riduzione delle sanzioni in base alla tempestività della regolarizzazione da parte del contribuente. Questo strumento consente di evitare l’aggravamento della propria posizione e di dimostrare la propria buona fede in caso di errori involontari nella dichiarazione dei redditi.

Sanzione per infedele dichiarazione: profili penali

Oltre alle sanzioni amministrative, l’infedele dichiarazione può costituire reato ai sensi dell’art. 4 del D.lgs. n. 74/2000. Affinché si configuri il reato, è necessario che l’imposta evasa sia superiore a 100.000 euro per ciascun periodo d’imposta; o che gli elementi attivi sottratti all’imposizione siano superiori al 10% del totale o superino il limite di 2 milioni di euro.

In tali circostanze, la sanzione per infedele dichiarazione è la reclusione da 2 a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Tuttavia, se la dichiarazione infedele è dovuta a meri errori contabili o interpretativi, è possibile invocare cause di esclusione della punibilità. È quindi fondamentale distinguere tra un errore materiale e un comportamento doloso, poiché solo quest’ultimo può condurre a una sanzione di natura penale.

Difese e strumenti di tutela

Il contribuente coinvolto in una contestazione per infedele dichiarazione può ricorrere a diversi strumenti di tutela. Il primo è il ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare la propria posizione spontaneamente, versando l’imposta dovuta e beneficiando di una riduzione della sanzione per infedele dichiarazione.

In alternativa, è possibile ricorrere all’accertamento con adesione, un’opportunità di confronto con l’Agenzia delle Entrate finalizzata a raggiungere un accordo e ridurre l’entità della sanzione.

Qualora la contestazione risulti infondata, il contribuente può presentare un ricorso tributario presso la Commissione Tributaria competente per far valere le proprie ragioni. Questa procedura consente di contestare l’addebito davanti a un giudice tributario, dimostrando la legittimità della propria condotta fiscale.

Infine, se l’infedele dichiarazione assume rilievo penale, è indispensabile affidarsi a un avvocato penalista esperto in diritto tributario, che possa predisporre una strategia difensiva adeguata alle circostanze. La difesa in sede penale può basarsi su diversi aspetti, tra cui la mancanza dell’elemento soggettivo del dolo, la dimostrazione dell’assenza di volontà fraudolenta e la correzione tempestiva dell’errore dichiarativo.

Affida la tua difesa agli esperti

L’infedele dichiarazione è un illecito che può comportare sanzioni economiche molto elevate e, nei casi più gravi, implicazioni penali. Per evitare errori e contestazioni, è fondamentale una gestione accurata della fiscalità e, in caso di contestazioni, l’assistenza di un professionista del diritto. Il contribuente deve sempre tenere traccia della propria documentazione contabile, avvalersi di consulenti esperti e adottare un comportamento trasparente per evitare di incorrere in sanzioni.

L’Avvocato penalista e cassazionista Lorenzo Magnarelli offre consulenza e assistenza specializzata in materia di diritto penale tributario, fornendo strategie efficaci per la tutela dei diritti dei contribuenti. Affidarsi a un esperto è la scelta migliore per affrontare le problematiche fiscali con competenza e sicurezza, richiedi subito una consulenza allo Studio Legale Magnarelli.