L’ordinamento tributario italiano impone ai contribuenti l’obbligo di presentare dichiarazioni fiscali veritiere e complete. Tuttavia, in alcuni casi possono verificarsi omissioni, inesattezze o alterazioni nei dati dichiarati che configurano l’infedele dichiarazione. La sanzione per infedele dichiarazione può diventare piuttosto onerosa.
Questo comportamento, infatti, per lo più sanzionato dalla legge con misure amministrative, può avere in determinati casi conseguenze di natura penale. Il presente articolo analizza la disciplina della sanzione per infedele dichiarazione, le sue implicazioni e le possibili tutele legali a disposizione del contribuente.
L’infedele dichiarazione si configura quando un contribuente presenta una dichiarazione dei redditi, IVA o IRAP contenente elementi attivi inferiori a quelli effettivi o elementi passivi fittizi, determinando un’imposta inferiore a quella dovuta o un credito maggiore di quello spettante.
La normativa di riferimento è contenuta nell’art. 1, comma 2 del D.lgs. n. 471/1997, che disciplina le sanzioni amministrative tributarie. Questo tipo di illecito può derivare da errori contabili, interpretazioni errate della normativa o da comportamenti fraudolenti volti a ridurre il carico fiscale in maniera indebita.
Secondo il D.lgs. n. 471/1997, la sanzione per infedele dichiarazione varia in base alla differenza tra l’imposta dichiarata e quella realmente dovuta:
Tuttavia, esistono circostanze attenuanti, come la possibilità di avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso, che consente una riduzione delle sanzioni in base alla tempestività della regolarizzazione da parte del contribuente. Questo strumento consente di evitare l’aggravamento della propria posizione e di dimostrare la propria buona fede in caso di errori involontari nella dichiarazione dei redditi.
Oltre alle sanzioni amministrative, l’infedele dichiarazione può costituire reato ai sensi dell’art. 4 del D.lgs. n. 74/2000. Affinché si configuri il reato, è necessario che l’imposta evasa sia superiore a 100.000 euro per ciascun periodo d’imposta; o che gli elementi attivi sottratti all’imposizione siano superiori al 10% del totale o superino il limite di 2 milioni di euro.
In tali circostanze, la sanzione per infedele dichiarazione è la reclusione da 2 a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Tuttavia, se la dichiarazione infedele è dovuta a meri errori contabili o interpretativi, è possibile invocare cause di esclusione della punibilità. È quindi fondamentale distinguere tra un errore materiale e un comportamento doloso, poiché solo quest’ultimo può condurre a una sanzione di natura penale.
Il contribuente coinvolto in una contestazione per infedele dichiarazione può ricorrere a diversi strumenti di tutela. Il primo è il ravvedimento operoso, che consente di regolarizzare la propria posizione spontaneamente, versando l’imposta dovuta e beneficiando di una riduzione della sanzione per infedele dichiarazione.
In alternativa, è possibile ricorrere all’accertamento con adesione, un’opportunità di confronto con l’Agenzia delle Entrate finalizzata a raggiungere un accordo e ridurre l’entità della sanzione.
Qualora la contestazione risulti infondata, il contribuente può presentare un ricorso tributario presso la Commissione Tributaria competente per far valere le proprie ragioni. Questa procedura consente di contestare l’addebito davanti a un giudice tributario, dimostrando la legittimità della propria condotta fiscale.
Infine, se l’infedele dichiarazione assume rilievo penale, è indispensabile affidarsi a un avvocato penalista esperto in diritto tributario, che possa predisporre una strategia difensiva adeguata alle circostanze. La difesa in sede penale può basarsi su diversi aspetti, tra cui la mancanza dell’elemento soggettivo del dolo, la dimostrazione dell’assenza di volontà fraudolenta e la correzione tempestiva dell’errore dichiarativo.
L’infedele dichiarazione è un illecito che può comportare sanzioni economiche molto elevate e, nei casi più gravi, implicazioni penali. Per evitare errori e contestazioni, è fondamentale una gestione accurata della fiscalità e, in caso di contestazioni, l’assistenza di un professionista del diritto. Il contribuente deve sempre tenere traccia della propria documentazione contabile, avvalersi di consulenti esperti e adottare un comportamento trasparente per evitare di incorrere in sanzioni.
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