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Dichiarazione infedele sanzioni e conseguenze legali

Dichiarazione infedele sanzioni

Parliamo di sanzioni IRAP e di cosa si rischia quando si compila la dichiarazione dei redditi in modo non veritiero

La dichiarazione infedele rappresenta una delle violazioni tributarie più rilevanti nel diritto fiscale italiano, con conseguenze che possono variare da multe amministrative a responsabilità penali. In questo articolo scopriremo cos’è la dichiarazione infedele, le sanzioni e come difendersi in caso di accertamento.

Comprendere le implicazioni di questa condotta e le relative sanzioni è, infatti, fondamentale per imprese e contribuenti, al fine di evitare conseguenze pregiudizievoli e garantire il rispetto della normativa fiscale vigente.

Cos’è la dichiarazione infedele

La dichiarazione infedele si verifica quando un contribuente presenta una dichiarazione dei redditi, IVA o IRAP contenente dati inesatti o incompleti che determinano un’imposta inferiore a quella effettivamente dovuta oppure un credito maggiore di quello spettante. Questa violazione è disciplinata dall’articolo 4 del D.lgs. 74/2000, che stabilisce le condizioni per l’applicabilità di dichiarazione infedele sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, di responsabilità penale.

La dichiarazione infedele si configura quando il contribuente:

  • indica elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi inesistenti, determinando un’imposta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dovuta e superiore a 150.000 Euro per ogni singola imposta;
  • espone crediti inesistenti per un importo superiore a 30.000 Euro;
  • altera i dati contabili in modo da ridurre la base imponibile.

Se tali soglie non vengono superate, la violazione rientra nell’ambito delle irregolarità amministrative e non è penalmente rilevante.

Quando si configura la dichiarazione infedele

La dichiarazione infedele si configura quando il contribuente fornisce dati che comportano un’imposta inferiore di oltre il 10% rispetto a quella dovuta, superando la soglia dei 150.000 Euro per ogni singola imposta.

Inoltre, la violazione si verifica anche quando vengono dichiarati crediti inesistenti per importi superiori a 30.000 Euro o quando si alterano i dati contabili per ridurre la base imponibile. Tuttavia, se questi limiti non vengono superati, la condotta è considerata una semplice irregolarità amministrativa e non ha rilevanza penale.

Dichiarazione infedele sanzioni amministrative

Per la dichiarazione infedele le sanzioni amministrative variano in base alla gravità dell’errore e all’ammontare dell’imposta evasa. In generale, la normativa prevede una sanzione che può oscillare tra il 90% e il 180% della maggiore imposta dovuta.

Tuttavia, il contribuente ha la possibilità di ridurre l’entità delle sanzioni attraverso il ravvedimento operoso, un meccanismo che consente di regolarizzare spontaneamente la propria posizione prima che intervenga l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Se la violazione è commessa in contesti fraudolenti o con dolo, le sanzioni possono subire un ulteriore aggravamento.

Il ravvedimento operoso: un’opportunità per il contribuente

Il ravvedimento operoso rappresenta un’importante opportunità per il contribuente che si accorge di aver commesso un errore nella dichiarazione dei redditi. Questo strumento permette di correggere spontaneamente la violazione, beneficiando di una significativa riduzione delle sanzioni.

A seconda del tempo trascorso, le penalità possono essere abbattute fino al 1/10 del minimo previsto dalla normativa. Si tratta di una soluzione strategica che consente di regolarizzare la propria posizione senza incorrere in sanzioni più severe, evitando accertamenti fiscali e possibili contestazioni penali.

Dichiarazione infedele sanzioni: le conseguenze penali 

Quando la dichiarazione infedele supera determinate soglie, si configura un vero e proprio reato tributario. In questi casi, la legge prevede la reclusione da due a quattro anni per chi evade un’imposta superiore a 100.000 Euro.

Se, inoltre, la violazione avviene attraverso l’uso di documentazione falsa o schemi fraudolenti mirati a eludere il fisco, le pene possono essere ulteriormente inasprite. Tra le possibili misure accessorie, il contribuente può essere soggetto all’interdizione temporanea dall’attività professionale o imprenditoriale.

Perché vi sia responsabilità penale, è necessario che il contribuente abbia agito con dolo specifico, ossia con la volontà consapevole di alterare la dichiarazione per ottenere un indebito vantaggio fiscale.

Come difendersi in caso di accertamento

Quando l’Agenzia delle Entrate avvia un accertamento per dichiarazione infedele, è essenziale adottare una strategia difensiva mirata. Il contribuente può presentare memorie difensive per contestare l’imposta ricalcolata dall’amministrazione finanziaria e fornire documentazione a supporto della propria posizione.

In alternativa, è possibile richiedere un accertamento con adesione, una procedura che consente di ridurre le sanzioni applicabili attraverso un accordo con l’Agenzia delle Entrate. Se il contribuente ritiene che le contestazioni siano ingiuste, ha la possibilità di presentare ricorso presso le Commissioni Tributarie, che valuteranno il caso e decideranno in merito alla legittimità delle sanzioni imposte.

Vista la complessità della normativa e le possibili implicazioni legali, affidarsi a un avvocato penalista esperto in diritto tributario è essenziale per difendere al meglio i propri diritti e affrontare eventuali contenziosi con l’amministrazione finanziaria.

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